09/03/2021 / FANTASCIENZA

Fantascienza e religione

(Eek! di Scott Nickel. Tutti i diritti riservati)

(Eek! di Scott Nickel. Tutti i diritti riservati)

Esce Eden di Franci Conforti, romanzo vincitore del Premio Odissea caratterizzato da un'idea forse mai vista nella fantascienza

La fantascienza è un genere letterario nato dalla cultura illuminista, dall'esaltazione della scienza. Questo non le ha impedito di affrontare di petto in molte occasioni l'argomento religioso, spesso in modo anche molto interessante. Si va da rappresentazioni futuribili del clero, come nel famoso Il dilemma di Benedetto XVI (scritto molto prima dell'avvento di Ratzinger) a Il papa definitivo di Simak a Buone notizie dal Vaticano di Silverberg (a cui rispose Resnick con Cattive notizie dal Vaticano) a rivisitazioni di altre religioni (lo stupendo Signore della Luce di Zelazny), persino a riscritture della storia di Gesù (INRI di Michael Moorcock, Lo specchio di Dio di Andreas Eschbach).

L'unico romanzo in cui il Dio monoteista è stato chiamato direttamente in causa fino a oggi ci sembra essere L'equazione di Dio di Robert J. Sawyer, nel quale in sostanza viene osservata una massa scusa che protegge un sistema stellare dall'esplosione di una supernova. Ma qualcosa di simile a ciò che ha fatto Franci Conforti in Eden non ci pare di averlo mai letto.

Conforti immagina un mondo moderno, con la sua società, i suoi conflitti, la sua tecnologia, nel quale Dio è presente in prima persona. Non un dio pagano, proprio il Dio della religione cristiana, o islamica o ebraica se volete. Non ci sono riferimenti precisi alla religione, solo accenni, ma sappiamo che il Dio è quello.

Il Giardino dell'Eden immaginato da Conforti però non è un paradiso, perché comunque è popolato da uomini, con i loro pregi e i loro tanti difetti. Conforti poi racconta la storia con la consueta esperienza, dandole ritmo e suspense, riuscendo a mettere in gioco temi delicati, difficili, profondissimi senza offendere la sensibilità di nessuno. Un vero miracolo, verrebbe da dire.

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