18/06/2024 / FANTASCIENZA
Perché non funzionano le utopie
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Esce l'edizione digitale di Wyst: Alastor 1716, una sorta di risposta di Jack Vance ai Reietti di Ursula Le Guin
Nel 1974 Ursula Le Guin pubblicava The Dispossessed, uscito in Italia un paio d'anni dopo col titolo I reietti dell'altro pianeta. Nel romanzo (un capolavoro che consigliamo a tutti di leggere, anche se richiede un po' di impegno) Le Guin descrive una società utopica, anarchica, in cui non c'è stato, non ci sono leggi, non c'è proprietà privata. Ognuno contribuisce spontaneamente alla collettività.
Esattamente negli stessi anni, Jack Vance scriveva Wyst: Alastor 1716. È difficile capire se sia stato scritto prima, dopo o durante; anche se il nome “Arrabus” alimenta qualche sospetto, probabilmente entrambi sono stati scritti indipendentemente, anche perché quando è uscito Dispossessed Wyst era probabilmente già pronto, e quando è uscito Wyst, che tardò diversi anni a essere pubblicato (tanto che il terzo romanzo della serie, Marune: Alastor 933, uscì prima) il libro di Le Guin era già un classico. E per quanto i due autori si conoscessero (c'è una lettera di Le Guin in cui gli testimonia il suo apprezzamento) di certo non erano così vicini da scambiarsi idee su ciò che stavano scrivendo.
Fatto sta che la società di Arrabus descritta da Jack Vance ha molti punti in contatto con quella di Anarres; ma ne è una brutta copia, o se vogliamo una copia più realistica, più cinica. Non c'è la proprietà privata, ma tutti cercando di arraffare quello che possono; il lavoro è poco e a rotazione, ma ugualmente tutti cercano ogni modo per evitarlo. Vance insomma sembra dire – ma in fondo non lo fa sempre, in tutti i suoi libri? – è inutile pensare a forme di governo belle, eque, idealiste; comunque alla fine ci dovrai mettere dentro gli esseri umani. E a parte qualche eccezione gli esseri umani sono quello che sono.
Wyst è da oggi in vendita in versione digital su tutti gli store. In seguito arriverà una versione cartacea curata da Spatterlight. La traduzione è di Annarita Guarnieri.